Dorothy Crowfoot Hodgkin (Il Cairo, 12-05-1910 – Shipston-on-Stour, 29-07-1994), biochimica e cristallografa, vinse il Premio Nobel per la Chimica nel 1964 «per la determinazione delle strutture di importanti sostanze biochimiche tramite l’uso di tecniche legate ai raggi X».

Il padre di Dorothy, John Winter Crowfoot, era archeologo, diresse tra l’altro la Scuola di Archeologia di Gerusalemme. Anche la madre, Grace Mary Hood, era appassionata di archeologia e specializzata nello studio dei tessuti antichi oltre a essere un’esperta botanica. Dorothy e le sue tre sorelle trascorrevano molto tempo con i nonni paterni in Inghilterra, ma restavano unite ai genitori da una fitta corrispondenza. In gioventù anche lei si interessò agli scavi aiutando i suoi genitori nella scoperta di una chiesa bizantina nell’allora Transgiordania.
Per il suo sedicesimo compleanno, la madre le regalò un libro sulla cristallografia a raggi X di Lawrence Bragg, pioniere nella tecnica che sfrutta la proprietà di diffrazione della luce sui cristalli. Da quella lettura Dorothy capì che la chimica sarebbe stata il suo campo, il suo futuro.
Si laureò nel 1932 al Somerville, college femminile di Oxford, i suoi studi vertevano appunto su cristallografia e mineralogia. La preside, Margery Fry, amica di Virginia Woolf e Vanessa Bell, le offrì un posto da ricercatrice in un laboratorio “tutto per sé”, ma Dorothy intraprese un dottorato di ricerca a Cambridge, sotto la guida di John Desmond Bernal.
Qualche anno dopo, accettò l’incarico a Oxford, diventando tutor, cioè professoressa di chimica. Aveva finalmente l’indipendenza e la stabilità economica che cercava ma l’ambiente di Cambridge le mancava.
Nel 1934 Dorothy incontrò, per così dire, l’ormone proteico dell’insulina, scoperto da poco, che rappresentava una grande speranza di salvezza per le persone diabetiche. Tuttavia le strutture dell’epoca erano inadatte per l’analisi di molecole così complesse e lei allora si adoperò nel perfezionare la tecnica della cristallografia proprio per riuscire a ottenere la struttura dell’ormone. Riuscì solo trentacinque anni dopo, nel 1969, grazie all’utilizzo di macchinari più potenti, come i computer, per l’analisi dei dati.

La struttura della penicillina le si svelò nel 1945 quando riuscì a ottenere un’immagine tridimensionale della disposizione degli atomi, concludendo così il lavoro iniziato da Alexander Fleming che l’aveva scoperta accidentalmente. Un fatto rilevante a cui già molte/i scienziate/i stavano lavorando con un approccio chimico, invece lei scelse un approccio fisico e i dati che ottenne permisero di progettare e sintetizzare altri antibiotici. Fu solo il punto di partenza per la scienziata che, a metà degli anni Cinquanta, scoprì la struttura della Cobalamina, nota come Vitamina B12, con la collaborazione di Kenneth True Blood e P. Galen Lenhert .A causa del grande peso della molecola, lo studio richiese sei anni ma le valse poi il Premio Nobel. Con un numero di atomi pari a cento ottantuno (di cui cento differenziati dall’idrogeno), la Vitamina B12 era considerata la molecola più complessa a essere stata analizzata dalla cristallografia.
Tra le biomolecole di cui la studiosa determinò la struttura vanno anche ricordati il colesterolo, nel 1937, la lattoglobulina e la ferritina. Nel 1947 era entrata a far parte della Royal Society e, fra i suoi allievi, considerati alla stregua di figli, vi fu anche la futura Premier inglese Margaret Thatcher.
Nel 1958 diventò membro dell’American Academy of Arts and Sciences e nel1965 la regina Elisabetta II le conferì la più alta onorificenza inglese, che solo un’altra donna aveva ricevuto prima di lei, Florence Nightingale, ovvero l’Order of Merit.
Dorothy Crowfoot nutriva da sempre una passione per i Paesi africani che le veniva dalla permanenza nei luoghi nella sua infanzia e dai numerosi viaggi. Anche il matrimonio con Thomas Lionel Hodgkin, medico specializzato in malattie tropicali, figlio di uno storico del mondo africano e arabo, non fece che rafforzare quei suoi interessi. La coppia ebbe due figlie una figlia, che diventarono rispettivamente un matematico, un botanico e un’insegnante di storia. Crebbero nella grande casa di Woodstock Road, da cui partivano le numerose lettere indirizzate a colleghi e studiosi sparsi nel mondo, con cui venivano organizzati incontri e convegni. Nel 1970 la scienziata fondò la Hodgkin Scholarship e la Hodgkin House per favorire il diritto allo studio dei/delle studenti provenienti da Paesi africani e asiatici. Grazie al suo impegno pacifista per promuovere il disarmo e il superamento delle barriere indotte dalla Guerra fredda, fu insignita del Premio Lenin per la pace, nel1987.

Chiamata affettuosamente in patria “la donna più intelligente d’Inghilterra“, la sua modestia le faceva dire che era tutto merito del caso e del talento altrui. A una giornalista affermò con semplicità che per il 90% del tempo aveva avuto a che fare con fallimenti e, occasionalmente, con qualche successo. Eppure, il 10 dicembre 1964, nella Sala dei Concerti a Stoccolma, durante la cerimonia di assegnazione dei Premi Nobel, tra i numerosi uomini invitati, spiccava una donna in abito chiaro: la prima inglese a ricevere il premio in una disciplina scientifica. Per ironia della sorte, dopo una vita spesa nello studio e nella sperimentazione, sul Daily Mail del tempo la notizia apparve in tono minore: «Casalinga di Oxford vince il Premio Nobel».

Qui le traduzioni in francese, inglese, spagnolo e ucraino.
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Articolo di Laura Bertolotti

Laureata in Scienze della Formazione a Padova, già insegnante, ha lavorato nella redazione di una rivista occupandosi della rubrica Libri. Attualmente si dedica alla promozione della lettura con recensioni, articoli su riviste (Leggere Donna, Leggendaria), presentazioni di libri, conferenze su autrici del passato e contemporanee, e si dedica al coordinamento di gruppi di lettura.