Senso di marcia. 20 Marzo 2023. Le donne vittime di guerra, artefici di pace

Con l’incontro dal titolo “Le donne vittime di guerra, artefici di pace” ha avuto inizio la maratona che Toponomastica femminile ha dedicato alla XIX settimana contro il razzismo e le discriminazioni indetta dall’UNAR. Una lunga serie di eventi, in presenza e da remoto, che coinvolge istituzioni, scuole, università, associazioni e cittadinanza.
Questa prima giornata si è aperta con un mio intervento panoramico sulle donne in guerra e in pace, vittime e costruttrici, viste attraverso il mito, la letteratura e la storia. Ho posto particolare attenzione sulle parole della grande femminista e intellettuale nera americana Bell Hooks che, riferendosi allo stupro, ebbe a dire: «lo stupro è un gesto di castrazione simbolica. I maschi dominanti vengono deprivati del loro potere (vale a dire ridotti all’impotenza) ogni volta che le donne che essi avrebbero il diritto di possedere, controllare, tenere in pugno, dominare, fottere, vengono fottute e sottomesse dal gruppo maschile dominante vittorioso».

Dopo un rapido sguardo sulle manifestazioni, guidate e organizzate da donne che, durante il primo conflitto mondiale, hanno infiammato le piazze italiane per dire no alla guerra in atto, all’introduzione ha fatto seguito l’intervento di Fiorenza Taricone, docente ordinaria di Pensiero politico e questione femminile all’Università di Cassino e Lazio meridionale, dove ha ricoperto l’incarico di Rettrice Vicaria; nell’ateneo si è occupata per anni di politiche antidiscriminatorie, paritarie e inclusive, come Presidente del Comitato Pari opportunità, poi Comitato Unico di Garanzia; sul territorio ha rivestito il ruolo di Consigliera di parità della provincia di Frosinone; i temi di ricerca sono inerenti ai diritti civili e politici, interventismo, pacifismo e associazionismo femminile nell’Ottocento e nel Novecento italiano e francese.
In relazione al fatto che, in questa stessa mattina, veniva inaugurata la mostra di Toponomastica femminile sulle vincitrici del premio Nobel per la pace proprio nei locali dell’ateneo laziale, Fiorenza Tarricone ha posto l’accento su quanto queste donne siano delle illustri testimoni e contestatrici del malsano rapporto che la specie umana ha con la guerra di conquista, quella distruttiva, a voler evidenziare che, pur nelle atrocità di ogni conflitto, cosa ben diversa è imbracciare le armi per difendere la propria libertà e la propria indipendenza. Un riferimento, ovviamente, neanche troppo velato, al fenomeno resistenziale italiano.
Nella sua attenta e preziosa disamina, la professoressa Taricone ha tracciato la biografia di alcune di queste figure: Bertha von Suttner, seconda donna a vincere un premio Nobel e prima a essere insignita di quello della pace; Mairead Corrigan, la più giovane donna vincitrice del Nobel dopo Malala Yousafzai; Madre Teresa di Calcutta,  Aung San Suu Kyi, Jody Williams, Shirin Ebadi, Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkul Karman, Nadia  Murad, Maria Ressa. 
Le donne che hanno costruito la pace, che si sono battute contro l’intolleranza religiosa, le esclusioni politiche, le difficoltà nella società civile, per libertà di stampa e la cura dell’ambiente sono state donne di frontiera, di confine, donne che hanno attraversato il limes loro imposto per tentare di cambiare le cose.

Fiorenza Taricone ha lasciato poi la parola a Paola Malacarne, psicologa, docente, formatrice, consigliera e presidente della commissione Pari Opportunità del Comune di San Casciano Val di Pesa, componente del direttivo di Tf con delega alla rappresentanza istituzionale e alla progettazione. Il suo intervento si è avvalso del kamishibai – il piccolo teatro di carta o da tavolo, che utilizza una narrazione ibrida e coinvolgente tra immagini, parole e musica – per raccontare la vita e la missione di Wangari Maathai, premio Nobel del 2004. Questa forma teatrale ha il merito di attivare nello spettatore e nella spettatrice la partecipazione empatica alla storia, la comprensione e la conoscenza, nei loro etimologici significati.
Quella di Paola Malacarne è stata una vera e propria favola, che ha catturato l’attenzione e il sentire, suggerendo alle docenti in ascolto una modalità didattica certamente originale: il video successivo, realizzato da Linda Zennaro e Lorenzo Chinellato, mostra, passo dopo passo, come procedere per costruire autonomamente un semplice kamishibai in cartone.

A conclusione della giornata, ho voluto leggere la poesia di Wisława Szymborska La fine e l’inizio:

«Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico,
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C’è chi, con la scopa in mano,
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.

Ma presto lì si aggireranno altri
che troveranno il tutto
un po’ noioso.

C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole».

Ciò che si è tentato, dunque, di fare con questo incontro, il primo della XIX settimana contro le discriminazioni e il razzismo, che l’UNAR ha indetto e finanziato, è stato di mostrare come le donne, che sono coloro che rimangono quando ci sono le macerie da spostare e la vita da ricostruire, meritano una volta per tutte una genealogia di presente e di memoria.
L’intera giornata, così come tutti gli eventi previsti, è visibile sul canale Youtube di Toponomastica femminile.

***

Articolo di Sara Balzerano

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Laureata in Scienze Umanistiche e laureata in Filologia Moderna, ha collaborato con articoli, racconti e recensioni a diverse pagine web. Ama i romanzi d’amore e i grandi cantautori italiani, la poesia, i gatti e la pizza. Il suo obiettivo principale è quello di continuare a chiedere Shomèr ma mi llailah (“sentinella, quanto [resta] della notte”)? Perché domandare e avere dubbi significa non fermarsi mai. Studia per sfida, legge per sopravvivenza, scrive per essere felice.

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