1991. Premio Nobel per la letteratura: «Con la sua scrittura epica magnifica è stata di notevole beneficio all’umanità».
Nadine Gordimer, scrittrice, ma anche grande attivista sociale e politica, per tutta la vita si è battuta per l’affermazione dei diritti umani opponendosi all’apartheid e alla censura.

È nata nel 1923 in Sudafrica, a Springs, centro minerario nell’area urbana di Johannesburg, da genitori entrambi immigrati ebrei: il padre era lituano, rifugiato dalla Russia zarista, ma fu la madre, inglese di Londra, a infonderle il senso di ingiustizia verso ogni discriminazione.
I primi segni di segregazione razziale già si erano visti in Sudafrica nel 1928, ma l’apartheid vera e propria venne ufficialmente introdotta nel 1948.
Milioni di uomini e donne di colore furono sfrattati con la forza dalle loro case, privati di ogni diritto politico e civile, e poterono frequentare solo scuole speciali.
Le città furono divise in zone e furono vietate aree comuni.
La comunità internazionale varò una serie di sanzioni al regime segregazionista sudafricano e l’apartheid fu dichiarato crimine internazionale. Intanto in Sudafrica continuavano le proteste soffocate nel sangue dalla polizia.

In questo clima di tensioni Nadine inizia a scrivere; a quindici anni pubblica il suo primo lavoro, un breve racconto per l’infanzia, The Quest for Seen Gold; la sua prima raccolta, Face to Face (Faccia a faccia) è del 1949.
Convinta che il racconto fosse la forma letteraria più adatta alla nostra epoca, ha continuato a pubblicare racconti su importanti riviste.
All’università entra in contatto con l’African National Congress di Nelson Mandela.
In seguito all’arresto della sua migliore amica nel 1960 e al massacro di Sharpeville (in foto), in cui furono uccise settanta persone, entrò attivamente nella politica sudafricana.

Fu amica di Mandela, che aiutò a scrivere il discorso pronunciato al processo del 1962. Ha nascosto a casa sua i leader dell’Anc per evitare loro l’arresto, preso parte regolarmente a manifestazioni contro l’apartheid e anche denunciato a livello internazionale l’apartheid sudafricano, la discriminazione e la repressione politica.
Cofondatrice del Congress of South African Writer, ha visto censurati molti dei suoi romanzi, A World of Strangers (Un mondo di stranieri) del 1958, The late Bourgeois World (Il mondo tardoborghese) del 1966 furono banditi per parecchi anni, perché ritenuti sovversivi; Il popolo di luglio ha subito la censura anche sotto il governo post-apartheid.

La sua produzione letteraria comprende in tutto quindici romanzi, oltre a vari racconti e saggi. A darle risonanza internazionale fu il romanzo The Conservationist (Il conservatore), del 1974, premiato con il Booker Prize. Mehring, il protagonista, è un afrikaner che vive nella sua fattoria, indisturbato, soddisfatto della propria ricchezza, nonostante si verifichino intorno episodi di violenza, omicidi e aggressioni, nonostante si tocchi con mano la miseria dei poveri.
La liberazione di Nelson Mandela, avvenuta nel 1990 dopo ventisette anni di prigionia, e la sua successiva elezione a capo dello Stato decretarono la fine dell’apartheid e l’inizio di una nuova era.
Nel Sudafrica post-apartheid, tuttavia, permasero diverse situazioni di disuguaglianza, e ancora gruppi di nostalgici bianchi di estrema destra continuarono a supportare il ritorno dell’apartheid.
Dagli anni Novanta in poi la scrittrice ha portato avanti azioni a tutela della salute pubblica e di prevenzione e di cura dell’Aids. Nel 2004 ha organizzato Telling Tales, un libro di racconti scritti da diversi autori a sostegno di una campagna di raccolta fondi per il Sud Africa. No Time Like The Present (Ora o mai più) del 2012 è il suo ultimo romanzo.
Il primo romanzo The Lying Day (I giorni della menzogna), a carattere semi-autobiografico, del 1953, tratta la crescente presa di coscienza politica di una giovane donna bianca, Helen, nei confronti della vita di una piccola città e della divisione razziale sudafricana. Nel suo lavoro del 1963, Occasion for Loving (Occasione d’amore), la scrittrice mette insieme apartheid e amore. Attorno alla coppia formata da Tom e Jessie, tipici rappresentanti della borghesia anglosassone di Johannesburg, si intrecciano vicende amorose che devono fare i conti con la segregazione razziale.
Burger’s Daughter (La figlia di Burger), scritto all’indomani della rivolta di Soweto del 1976, è ambientato nel clima di feroce lotta politica del Sudafrica degli anni Settanta. La storia, ispirata alla vicenda di un famoso avvocato costretto alla clandestinità per il suo impegno contro l’apartheid, segue il lento evolversi della figlia, Rosa Burger, verso la consapevolezza di una nuova identità.

July’s People (Luglio), del 1981, scritto come una predizione prima della fine dell’apartheid, è ambientato in un ipotetico futuro del Sudafrica, dove scoppiano disordini di tale entità da costringere i bianchi alla fuga. Bam e Maureen Smales con i loro tre figli si rifugiano nel villaggio del loro domestico, July. Privati di tutti i loro beni, ora sono i bianchi a essere costretti alla stessa condizione in cui erano prima i neri. Vivere in capanna, doversi procurare il cibo coltivandolo di persona o andando a pesca e a caccia, porteranno Bam e Maureen a interrogarsi sul loro modo di vivere, mentre i loro bambini si adeguano con gioia ai nuovi amici, imparano facilmente la loro lingua e la loro cultura.

Il Sudafrica liberato fa da sfondo alle sue opere successive, scritte negli anni Novanta. Qui le tematiche storiche assumono una posizione di minor rilievo rispetto alle urgenze individuali, ma si avvertono ancora gli strascichi delle tensioni passate, come in The House Gun (Un’arma in casa) del 1998 e The Pickup (L’aggancio) del 2001.
L’ultima raccolta di racconti Life Times: Stories (Racconti di una vita) viene pubblicata nel 2014.
Acuta osservatrice dei mutamenti che nel corso degli anni hanno interessato il suo paese, Nadine Gordimer ha individuato con lucida analisi il complesso intreccio di fattori politici, sociali ed economici che hanno caratterizzato la storia del Sudafrica del secolo scorso. I suoi romanzi si possono definire politici per la descrizione dettagliata di un preciso momento storico, ma sono anche romanzi altamente lirici, che colgono relazioni personali e osservazioni soggettive. Le storie dei singoli sono sempre al centro delle sue narrazioni. La posizione dei bianchi nella vecchia e nella nuova nazione, la censura, la libertà di stampa, la funzione dello scrittore e il ruolo della letteratura sono filtrati attraverso il potere immaginativo della scrittrice. Perfezione tecnica, completezza estetica e grandi capacità inventive rendono unica la sua prosa. Nadine Gordimer muore di cancro nel 2014 a Johannesburg, all’età di novant’anni.
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Articolo di Livia Capasso

Laureata in Lettere moderne a indirizzo storico-artistico, ha insegnato Storia dell’arte nei licei fino al pensionamento. Accostatasi a tematiche femministe, è tra le fondatrici dell’associazione Toponomastica femminile.