Editoriale. Verso un’educazione sentimentale

Carissime lettrici e carissimi lettori
Educare: facile a dirsi. L’educazione sentimentale ne è una conseguenza. Anche nella difficoltà della messa in atto. In famiglia come a scuola. Importante, raccomandano, è cominciare praticamente dalla nascita. Poi, se intervengono errori, si chiama ri-educazione e, di seguito, ri-educazione sentimentale. Educazione al rispetto che non c’è stato, una ri-elaborazione del proprio concetto di genere, della personale capacità di intessere corretti rapporti interpersonali.
Educare. Dal latino educere, trarre fuori, tirar fuori ciò che sta dentro. Dove il prefisso ex indica, appunto, il processo da un dentro a un fuori, non il contrario come, ammetto, sembrava logico. «Il termine educare deriva dal latino ex-ducere, che letteralmente voleva dire tirare fuori, far venire alla luce qualcosa che è nascosto». Questo il compito di chi educa.

«L’educazione – ci informa il filosofo Galimberti – è una prerogativa degli uomini (e delle donne n.d.r.) e la ragione è semplice. Perché gli uomini non hanno istinti come gli animali che non hanno bisogno di essere educati. Da quella parola istinto dobbiamo pensare una risposta rigida, sottolineo l’aggettivo rigida, agli stimoli. Io faccio vedere un pezzo di carne a una mucca la mucca non lo mangia, se le faccio vedere un covone di fieno incomincia a mangiare. Un animale appena nasce segue il suo istinto e quello lo guida per tutta la vita, quindi gli animali non hanno bisogno di educazione. Gli uomini sì perché non hanno istinti. Anche il famosissimo istinto sessuale è così poco istintivo! Io in presenza di una pulsione sessuale posso dedicarmi a tutte le perversioni cosa che non sembra sia concesso agli animali. Oppure, in presenza di una pulsione sessuale posso indirizzarla a un’opera d’arte, a una poesia, a un romanzo, quello che si chiama sublimazione. Noi non abbiamo istinti abbiamo porzioni a metà. Ecco – spiega Galimberti — dove si inserisce l’educazione che non è un istinto perché non è una risposta rigida agli stimoli spinti da una pulsione che si sceglie come e dove direzionarla».

I luoghi dell’educazione sono, come ci ricorda il filosofo Galimberti, la famiglia e la scuola. Purtroppo, la famiglia, con il lavoro di entrambe le figure genitoriali è più limitata di una volta e manca anche quella struttura allargata di più persone, soprattutto femminili, che un tempo (ma è davvero passato?!) erano sempre presenti per la cura e, dunque, per i messaggi educativi rivolti a chi stava crescendo. Messaggi che, comunque, perpetravano e avevano in sé una forte valenza patriarcale.
Dunque, resta la scuola. Qui i ragazzi e le ragazze socializzano. Le aule scolastiche sono il luogo per eccellenza, oltre la strada (non solo intesa come piazza, muretto di incontro) che io aggiungerei all’elenco.
La Scuola fornisce elementi di informazione, insegna «a scrivere e a far di conto» o sa fare anche l’altra parte: porre domande per far uscire dal dentro al fuori le emozioni che provano le ragazze e i ragazzi? «La scuola dovrebbe fare domande per riuscire a far venire fuori le emozioni – dice Viola Ardone, scrittrice e insegnante, che insieme allo scrittore Stefano Massini ha iniziato, per un quotidiano a tiratura nazionale, una serie di video che sono lezioni per le scuole e riguardano l’educazione sentimentale, per saper riconoscere le emozioni — A scuola avrei voluto imparare a distinguere le emozioni. Quando si è adolescenti si provano un sacco di sensazioni differenti. Si è quasi travolti dalle emozioni, c’è un ciclone emotivo ed è difficile dare il nome a ciascuna cosa. In altre epoche i libri insegnavano anche questo. Tutti i romanzi di formazione erano anche un po’ un’educazione sentimentale. I ragazzi e le ragazze dicono spesso di avere ansia, in questa parola mixano un po’ tutto, la paura, il timore di essere insufficienti, la vergogna, la rabbia. Se la scuola me lo avesse insegnato ci avrei messo meno tempo a cercare di capirlo».

Si deve partire dalle domande. Una domanda stimola e fa cercare in sé la risposta. Lo possono fare gli e le insegnanti partendo dal chiedere le opinioni, le emozioni su quello che viene fatto in classe. «Si può partire dai libri, dai romanzi. Loro ci insegnano l’educazione sentimentale — ci dice Massini durante la stessa lezione – come ha tentato di fare Gustave Flaubert nel suo libro che porta proprio questo titolo. Un tempo esistevano le fiabe che erano la grande palestra con la quale imparavi a vivere, dove trovavi il bene e il male, imparavi l’amore, imparavi la morte e addirittura la violenza. Poi le fiabe piano piano si sono perse e al posto delle fiabe sono venuti, per esempio, i libri illustrati. Per un certo periodo i libri illustrati hanno avuto un’importanza veramente incredibile. Poi il cinema. Oggi c’è internet. Solo che internet è un mondo che un po’ assomiglia al Far West, cioè puoi trovare di tutto ed è molto difficile orientarsi in questo labirinto. Sui social credo che la confusione aumenti perché le variabili sono nei like e nei dislike ricevuti. Nel like ci può stare tutto. Ci può stare l’ammirazione, la condivisione, il sostegno. Come si fa a discriminare, a capire?».

Allora ci si appoggia ai libri, ai romanzi che insegnano le emozioni. Massini nomina Alice, la ragazzina delle Meraviglie che cade in un buco e si trasforma mille volte, cercando di rispondere alla domanda dei personaggi del suo universo fantastico: «Chi sei Alice, chi vuoi diventare?». Alice non sa rispondere, cerca nel suo interno per dire all’esterno chi sente di essere: diventa piccola, poi grande, riempie la stanza di lacrime, non riesce a fermarsi dal ridere con il Cappellaio Matto. Alice è un’adolescente perfetta, che si pone anche davanti a uno specchio dove i e le giovanissime trascorrono tanto tempo per avere conferme di chi sono dalla loro immagine riflessa. Oppure Massini e la professoressa Ardone si riallacciano a Pinocchio: «Abbiamo parlato di Alice, del dottor Jekyll e mister Hyde che stanno insieme dentro gli e le adolescenti. Questo dentro e fuori, queste due facce fra le quali molte volte si crea un divario troppo profondo, fra quello che tu sei dentro e quello che cerchi di manifestare, il mondo ne è pieno, anche fra noi adulti, non solo fra i ragazzi. Il mondo è pieno di giganti che in realtà dentro sono dei bambini e di bambini che dentro in realtà sono dei giganti. Un grande filosofo greco, Socrate, diceva: «Conosci te stesso, è l’unica regola». Prova ad ascoltarti dentro! Viene in mente Pinocchio, una storia bellissima perché è la storia di uno che vuole diventare umano, cioè, vuole diventare imperfetto come un umano, vuole diventare contraddittorio come un umano, e per farlo fa un sacco di errori. Deve sperimentare tutte le possibilità dell’umano e quindi anche la menzogna perché Pinocchio inventa un sacco di bugie, gli cresce il naso e al di là di questo segno esteriore Pinocchio si mette in un sacco di casini perché, come spesso accade, che si inizi a mentire per essere nel fuori quello che non sei dentro e poi finisci per metterti in un ginepraio incredibile in un labirinto incredibile».

Di tutto questo, di questo rinnovato bisogno, diventato urgente, di parlare di educazione ai sentimenti e all’esternazione delle emozioni, soprattutto tra i e le giovanissime, dobbiamo ringraziare Giulia Cecchettin, la ventiduenne 105esima vittima di femminicidio, uccisa dal suo ex ragazzo perché cercava di essere una persona libera, di costruire il proprio futuro di donna, di persona. Giulia, immolandosi quasi, ha stimolato domande, ci ha raccontato che tutti i ragazzi e le ragazze devono imparare a governare le emozioni. Il suo triste e turpe compagno di strada non l’ha saputo fare e noi speriamo che il dolore per la morte di questa dolce ragazza sia per lui ricordo per tutta la vita, qualsiasi sia la scelta della giustizia.

Ci aiuti l’arte, la bellezza. Questa volta ritorniamo a una poeta che abbiamo già incontrato in questa consolazione richiamata nel cuore dalla mai dimenticata e cara Piera Degli Esposti, cifra consolatoria nel Teatro. Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951) «incarna una delle figure più interessanti e affascinanti di poetessa, drammaturga e attrice. La sua avventura artistica è legata a doppio filo a quella di Cesare Ronconi: insieme a lui, dopo la laurea in Architettura conseguita da entrambi allo Iuav di Venezia, fonda nel 1983 la compagnia Teatro Valdoca, che ancora oggi si conferma tra le esperienze più avanguardistiche e peculiari della scena internazionale» (Arabeschi).
Con il segno del grande Antonio Faeti, amico caro di Piera, insegnante alla Alma Mater di Bologna e una vita dedicata alla Letteratura per l’infanzia: «i sogni di carta ci segnano per la vita». Grazie professore, un privilegio averla conosciuta

(Un grazie, per questa poesia a Sara Marsico che me l’ha indicata).

Mio vero

Sii dolce con me. Sii gentile.
È breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.

Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce

con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il tuo mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore.

Mariangela Gualtieri (da Bestia di gioia, Einaudi 2010)

In questo ultimo numero di novembre ci troveremo in compagnia di tante figure femminili. Partiamo, per la nostra serie “Credito alle donne,” da una storia esemplare di resistenza femminile allo strapotere dei banchieri, raccontata dall’autrice di Una donna contro le banche. Sybille de Cabris. Continuiamo con le due Premio Nobel che questa settimana saranno descritte in quattro lingue sul sito di Toponomastica femminile: Andrea Mia Ghez. Nobel per la fisica e Louise Elisabeth Glück, Nobel per la Letteratura. Proseguiamo con una figura imponente del femminismo italiano, recentemente riscoperta e ripubblicata: Carla Lonzi. Ne scrive l’autrice di Sguardi sulle differenze, che relaziona sul primo incontro del ciclo Parlarne tra amiche. Raccontarsi e ri-conoscersi nella relazione con le altre. Per “Tesi vaganti” incontriamo un’altra grande scrittrice femminista presentata dall’autrice di Dalla parte di lei. Alba de Céspedes e le sue personagge.

L’articolo Indice di uguaglianza di genere. Parte seconda ci racconta a che punto siamo nei diversi Stati dell’Unione Europea in quello che è diventato il numero 5 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Con Genere e turismo tra Europa, Asia e area del Pacifico allarghiamo lo sguardo su questa relazione, iniziata con un articolo nel numero scorso. Una insolita esperienza di genere e turismo è raccontata in Abbattere le barriere della disabilità. Alla scoperta dell’India, il viaggio di una donna in sedia a rotelle ispirato dalla lettura di Un altro giro di giostra di Tiziano Terzani. Ci spostiamo in uno Stato che confina con l’India, con un articolo che si propone di divulgare con un linguaggio per non addetti/e ai lavori il numero della rivista di geopolitica Limes dal titolo La Cina resta un giallo. Attraversiamo alcuni confini del Paese di Xi-Jinping con la recensione di questa settimana: Sovietistan. Alla scoperta dei Paesi della Via della seta.
Abbiamo da pochi giorni celebrato la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, per cui non bastano risposte repressive e inasprimenti di pene. C’è bisogno di qualcosa come un’onda (Wave) di attivismo per aumentare la consapevolezza delle tante forme di violenza di genere che ancora in tutte le parti del mondo subiscono le donne. Ce ne parla l’autrice di Wave. Il Convegno di Madrid. La vittimizzazione secondaria, una lettura vivamente consigliata a tutte e tutti, insieme a Schiavitù come abuso e commercio di esseri umani, un approfondimento doveroso su un fenomeno che persiste in varie forme in ogni parte del mondo.

Chiudiamo questa rassegna con Il novembre di Toponomastica femminile e la ricetta vegana, che questa volta ci insegna a cucinare i Crackers di mais.
SM

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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.

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