In Italia si sono appena spente le luci sul 25 novembre Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
È stato un giorno talmente denso di eventi da creare quasi le vertigini.
I palazzi delle Istituzioni si sono illuminati di arancione, installate altre panchine rosse, inaugurate Stanze Rosa presso questure e procure. Interi inserti dedicati sui giornali, il web inondato di immagini, i fiocchetti rossi addosso a giacche, cappotti, camicie. E poi migliaia di scarpe rosse disseminate ovunque a terra e migliaia di parole in viaggio nell’etere.
Spontaneo chiedersi se tutte queste iniziative concentrate in un solo giorno dell’anno siano utili.
Forse sì, forse no.
Servono sicuramente per sensibilizzare e magari fornire l’occasione, per un giorno all’anno, di focalizzare la tematica in contesti in cui per altri 364 giorni non si fa più nulla.
Servono per la conclusione di iniziative e progetti avviati, soprattutto dalle scuole e da tante associazioni, fin dall’inizio dell’anno. Quelle scuole e quelle associazioni che quotidianamente si impegnano, in silenzio, contro la violenza e contro l’invisibilità delle donne.
È innegabile però che la ricorrenza offra una vetrina mediatica a gran parte dei rappresentanti istituzionali (di piccolo, medio o alto calibro) a cui, in fondo, del problema della violenza sulle donne non importa alcunché.
Ed ecco allora fiumi di parole che si intrecciano, si sovrappongono, straripano da bocche incastonate in volti da cui non traspare alcuna espressione di tristezza, o di determinazione o di sacrosanta rabbia. Parole vuote, di circostanza, di propaganda. Parole che sembrano riesumare le vecchie teorie lombrosiane o che creano ardite correlazioni tra statistiche e scelte di civiltà.
Parole che non servono, soprattutto, quando da decenni i progetti di legge che forniscono reale sostegno alle donne giacciono inerti, anche essi vittime di un sistema patriarcale.
Solo uno squarcio di luce in un passaggio della dichiarazione del Presidente della Repubblica:«[…] In questo contesto, affatto indifferente è l’uso del linguaggio quando alimenta stereotipi, pretende di giustificare relazioni di dominio e comportamenti inaccettabili. Parità significa, prima di tutto, educazione al linguaggio del rispetto […]».
Una prospettiva che si amplia e che colpisce l’humus culturale in cui la violenza si nutre e prolifera.
Ma è solo uno squarcio che illumina un sipario che si chiude. Dietro le quinte si arena la modifica dell’articolo 609bis del Codice penale che aveva il gran pregio del ribaltamento dell’onere della prova nei casi di violenza sessuale. Un’ovvietà che si è dovuta trasformare in conquista.
Abbandoniamo allora le parole per dare spazio ai nomi di tutte le donne vittime di violenza, in Italia, dal primo gennaio del 2025 ad oggi.
Sono ottantacinque e quel numero nel ricordo collettivo, ne cancella le identità.
Elza Stefania Feru, Stefanina Piera Riva, Caterina Pappalardo, Maria Porumbesco, Nathaly Quintanilla Valle, Eleonora Guidi, Cinzia D’Aries, Tilde Buffoni, Anna Peralta, Ramona Rinaldi, Anna Viliani, Maria Skvor, Mirella Del Puglia, Sabrina Baldini Paleni, Daniela Guerrini, Ruslana Chornenka, Laura Papadia, Isabella Ailandi Tregnaghi, Sara Campanella, Ilaria Sula, Clarangela Crivellin, Immacolata D’Anna, Gong Xiaoping, Teresa Stabile, Samia Bent Rejab Kedim, Lucia Chiapperini, Carmela Quaranta, Claudia Santunione, Chiara Spatola, Amina Sailouhi, Chamila Arachhchilage Dona, Emma Teresa Meneghetti, Daniela Luminita Coman, Stefania Camboni, Teodora Kamenova, Mariateresa Parata, Daniela Strazzullo, Vasilica Potincu, Martina Carbonaro, Fernanda Di Nuzzo, Maria Denisa Paun, Sueli Leal Barbosa, Elena Belloli, Maria Rita Bonanno, Anastasia Trofimova, Amalia Quarta, Piera Ulivelli, Gentiana Kopili, Annamaria Sartori, Anna Adele Castoldi, Teresa Sommario, Maria Borserini, Assunta Carbone, Giovanna Brusoni, Griselda Cassia Nunez, Raisa Kiseleva, Geraldine Sanchez Nunez, Samantha del Gratta, Luisa Trabucchi, Emilia Nobili, Kaur Jaan, Fatimi Hajat, Silvana Damato, Tiziana Vinci, Vincenza Russo, Zinoviya Knihnitska, Assunta Sgarbini, Veronica Abaza, Antonietta Rocco, Cinzia Pinna, Elisa Polcino, Dolores Dori, Maria Capitati, Cleria Mancini, Fedora Pedrazzi, Pamela Genini, Vasyl’yeva Olena Georgiyivna, Vanda Venditti, Nadia Khaidar, Luciana Ronchi, Jessica Stappazzollo Custodio de Lima, Mariella Chiari e Noemi Riccardi.
Ognuna di loro aveva un’anima. Aveva sogni, speranze, affetti.
Ognuna di loro si portava dietro l’angoscia, la paura che gonfiava il cuore e imprigionava la mente.
Ognuna di loro aveva una Vita, una Storia che non potrà mai più raccontare.
A loro, le parole non sono servite.
Apriamo la rassegna degli articoli della settimana con il 1º Convegno internazionale di Toponomastica inclusiva. Giorno 2. Seconda parte, il report delle relazioni con gli e le ospiti italiane e straniere intervenute nel pomeriggio del 23 ottobre scorso a Roma.
Restiamo ancora nella capitale con Incontro con l’artista Sabina Zocchi, ritrattista, «la cui attenzione per lungo tempo, si è orientata sui volti — sui tratti della fisionomia dei volti che raccontano la singolarità di una persona, per poi soffermarsi sulla sua ricerca: il corpo delle donne, il corpo senza volto, il corpo come identità».
Trattiamo ancora di arte nell’articolo di Calendaria che racconta di Niki de Saint Phalle, pittrice, scultrice e regista che con le sue Nanas, indica un nuovo linguaggio estetico costringendo alla riflessione sia sul femminile che sul femminismo.
Sempre di femminismo possiamo parlare per Gender gap a Taranto, in cui ci si sofferma sul tasso di disoccupazione storico femminile con un’analisi approfondita sulla questione e le possibili iniziative di “bilancio di genere” da parte della regione Puglia.
La serie “Diritti e rovesci” presenta un approfondimento che ci spiega Perché la riforma dell’art.609 bis è una buona notizia. Avevamo sperato nella sua approvazione definitiva da parte delle due Camere. Così purtroppo non è stato.
Per il laboratorio di scrittura creativa “Flash-back”, con Stringere i denti l’autrice si racconta e si sofferma sulla libertà, in quanto donna, di poter dissentire di fronte alle ingiustizie. Anima in frantumi è la recensione del nuovo romanzo di Silvana Mazzocchi, nel quale la scrittrice «affronta una delle zone più oscure e taciute della violenza domestica: quella che non esplode in urla, schiaffi o lividi visibili, ma che avvelena giorno dopo giorno l’identità di chi la subisce, fino a cancellarne la voce, i desideri, la percezione stessa di sé».
Proseguiamo con la sezione Juvenilia, Narrazioni: in Incompiuta leggeremo ancora uno dei racconti finalisti della XII edizione del Concorso di Toponomastica femminile, Sulle vie della parità; per la sezione delle Scienze Umane incontreremo Emma Marie Rauschenbach Jung. Non solo una moglie, non solo una madre, psicologa di grande spessore i cui meriti nei diversi ambiti del sapere non sono mai stati ampiamente riconosciuti, spesso rappresentata esclusivamente in quanto aiutante del coniuge.
Ritorna la rubrica di fotoreportage per le strade di Frosinone con un focus sui monumenti della città e scatti urbani in bianco e nero. Con Gli Stati di Israele. Il numero di ottobre di Limes ci addentriamo tra le tribù di Israele e le divisioni profonde al suo interno.
Ancora un successo, poi, per Tf iniziative A Lucca, con tre nuove intitolazioni al femminile avvenute tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre.
Attiviste per l’ambiente. Suor Majella McCarron, Anita Roddick e la Federation of Ogoni Women’s Association fa uscire dall’oblio le donne che hanno accompagnato la lotta dello scrittore e poeta nigeriano Ken Saro Wiwa, attivista per i diritti del popolo Ogoni, ucciso trent’anni fa, ponendo l’attenzione sia al passato che al presente della comunità.
Concludiamo la rassegna come spesso ci piace fare con una ricetta, lo Strudel di mele: un dolce «nato da secoli di influenze esterne che diventa l’icona perfetta di una tradizione che, proprio grazie a quelle influenze si è definita».
Buone letture luminose a tutte e tutti!
***
Articolo di Ester Rizzo

Giornalista. Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Ist. Sup. di Giornalismo di Palermo, socia Sil, collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Per Navarra editore ha curato il volume Le Mille. I primati delle donne. Autrice dei saggi: Camicette Bianche, Donne Disobbedienti, Il labirinto delle perdute e i romanzi storici Le ricamatrici e Trenta giorni e 100 lire, sempre per Navarra editore.
