Due donne siciliane da ricordare. Rosa Bianca Colonna e Lina Noto

Così viene ricordata Rosa Bianca Colonna da Francesca Lo Re nel Dizionario Biografico Le Siciliane a cura di Marinella Fiume: «Corporatura minuta, le treccine castane intorno alla testa, gli occhiali scuri ma nella figura modesta si nascondeva la forza di una grande passione, quella di riscattare le donne e in particolare quelle siciliane da una mentalità patriarcale che da sempre le rendeva completamente assoggettate all’autorità maschile, padre o marito, e che le considerava esseri inferiori, degne di tutela economica, giuridica, morale».
Rosa Bianca era nata a Caltanissetta il 18 luglio del 1912. Dopo un matrimonio naufragato, nel 1956, si trasferì a Palermo per insegnare. Nella seconda metà degli anni Sessanta simpatizzò per il Partito Radicale, promotore delle battaglie civili per l’introduzione della legge sul divorzio, trovando in quell’impegno politico ideali da condividere. Rosa Bianca iniziò a contattare, oltre le studenti universitarie, le donne dei quartieri popolari. Esprimeva le sue idee di emancipazione nelle strade, nelle piazze, nei cortili e anche sugli autobus, spronando le donne a uscire dall’indifferenza, a prendere coscienza della propria condizione per poter cambiare la situazione di emarginazione in cui erano confinate. Ogni luogo, anche il più impensabile, era idoneo a diventare una sorta di pulpito per diffondere le sue idee, per sensibilizzare a quelle tematiche.

Quando iniziarono le prime manifestazioni femministe lei era sempre presente, tra le giovani donne dalle ampie gonne a fiori e la scritta “Io sono mia” stampigliata sul viso o sui palmi delle mani. La si individuava subito: un’anziana donna dalla corporatura minuta e i capelli grigi.
Viaggiò molto tra le province siciliane per tessere una robusta rete di solidarietà femminile. Insieme a Lina Noto, altra femminista, fondò a Palermo una Federazione del Movimento di liberazione della Donna, nato nel 1968 a Zurigo, sull’onda delle rivolte studentesche, e poi approdato in Francia e in Italia.

Rivendicava l’eliminazione della visione patriarcale della donna in seno alla società, il libero accesso ai metodi contraccettivi e la depenalizzazione dell’aborto. Nel nostro Paese nacque in seno al Partito Radicale. Rosa Bianca e Lina ne facevano parte e combatterono sempre sia i condizionamenti psicologici sia i modelli comportamentali basati sulla rigida divisione tra i sessi. Esortavano inoltre le donne a imparare a conoscere il proprio corpo e a divenire economicamente indipendenti. Organizzarono anche delle collette per dare sostegno e aiutare i figli e le figlie delle donne morte a causa di aborti clandestini.

Nel Febbraio del 1974, Lina Noto contraddisse pubblicamente lo scrittore Leonardo Sciascia che sulle pagine dell’Espresso aveva sostenuto che «in Sicilia si poteva fare a meno del femminismo perché nell’isola vigeva già il matriarcato. Un matriarcato dai connotati così tanto negativi che aveva generato anche la mafia». Una dichiarazione sicuramente infelice e offensiva nei confronti delle siciliane a cui prontamente Lina Noto rispose: «Sciascia non sa che il femminismo in Sicilia esiste, che ci sono gruppi a Catania, a Gela e a Palermo che si sono incontrati l’undici novembre del 1973 in un primo convegno a Catania».

Riteniamo sia stata l’unica voce pubblica di dissenso al pensiero espresso dallo scrittore. Del resto, ieri come oggi, l’abitudine degli uomini e anche di alcune donne, a “sentenziare” su temi e argomenti non conosciuti è usuale e purtroppo frequente.
Di Rosa Bianca Colonna e di Lina Noto poche le notizie e quasi svanito il ricordo: due antesignane del femminismo siciliano che spesero la loro vita per la conquista dei diritti fondamentali delle donne, sicuramente invise ai più, ai loro tempi.

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Articolo di Ester Rizzo

Laureata in Giurisprudenza e specializzata presso l’Ist. Sup. di Giornalismo di Palermo, è docente al CUSCA (Centro Universitario Socio Culturale Adulti) nel corso di Letteratura al femminile. Collabora con varie testate on line, tra cui Malgradotutto e Dol’s. Ha curato il volume Le Mille: i primati delle donne ed è autrice di Camicette bianche. Oltre l’otto marzoLe Ricamatrici, Donne disobbedienti Il labirinto delle perdute.

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