«Abbiamo costruito una casa imbottita di dinamite. Facciamo tante bombe e tanti piani. Le mura sono pronte a esplodere, ma continuiamo a viverci» afferma il Presidente degli Stati Uniti alla fine di A House of Dynamite, il film di Kathryn Bigelow costruito sul pericolo dell’autodistruzione a seguito di un attacco nucleare di cui non conosciamo la provenienza. L’originalità della regia sta nel suo soffermarsi sulle reazioni dei vari personaggi della storia all’idea di ciò che sta per succedere e nel riuscire a farci percepire, attraverso i loro occhi lucidi, il loro sudore, la loro ansia, il loro pianto, quanto le relazioni e gli affetti siano importanti per ciascuno/a di loro. Perché le vittime di tutte le guerre non perdono solo la vita ma tutti i rapporti che li legano agli altri esseri umani. Non poteva che essere una donna a realizzare un film con questo sguardo. Da qui voglio partire nel primo editoriale del nuovo corso di Vitamine vaganti sperimentato in questi ultimi mesi, durante i quali autrici e autori diversi si sono alternati nell’apertura della nostra rivista, ciascuno/a con il proprio stile e la propria visione del mondo. La “svolta pluralistica” diventerà definitiva con il 2026.
Oggi ricorre l’anniversario della promulgazione della Costituzione, il 27 dicembre 1947, un miracolo della capacità di dialogo e confronto tra forze politiche diverse. Di quell’esperienza virtuosa fra persone unite da una comunità di destino dovremmo fare tesoro. Purtroppo le e i nostri decisori, italiani ed europei, hanno mostrato colpevolmente in questi anni di non averne grande considerazione.
Le parole della Costituzione sono importanti, pesate in tutto il loro significato, scritte in un italiano semplice e comprensibile, il nostro riferimento principale per difendere la democrazia dai signori della guerra. Sono parole accoglienti, amiche, “materne”. Questo è il primo augurio che faccio a tutte e tutti noi, ma soprattutto a chi ci rappresenta: diffondiamo le parole della Costituzione, a partire dal linguaggio di tutti i giorni, in un esercizio di gentilezza e resistenza alle parole della neolingua bellicista e ostile che ha caratterizzato l’anno che sta per finire. Lo abbiamo fatto quest’anno con i tanti progetti di parità, di cui conserviamo memoria sul nostro sito e negli articoli della nostra rivista, da ultimo con Cosmopolita.
Di quel bellissimo progetto di società nuova che è la Carta repubblicana l’11 rimane l’articolo meno citato, quello durante la cui approvazione le 21 Madri Costituenti si riunirono in emiciclo e si presero per mano, a testimoniare che il valore più importante di tutti è la pace, senza la quale nessun diritto può essere riconosciuto. La pace, “il cuore della Costituzione” (Zagrebelskj) è stato volutamente sottaciuto dai media mainstream dallo scoppio della guerra in Ucraina e poi dal 7 ottobre 2023 e prima ancora nel corso della guerra nei Balcani. Recentemente, durante una delle ultime lezioni della Scuola di geopolitica di Limes intitolata Le chiavi del mondo, che ho frequentato in questo anno di continui cambiamenti uscendone arricchita, ho sentito commentare l’articolo 11 da Mario Giro, collaboratore della rivista ed esponente della Comunità di Sant’Egidio, quella che, ascoltando le ragioni di tutte le parti in causa, e considerandole tutte egualmente degne, ha portato alla fine di molti conflitti mettendo in pratica «il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», cioè incarnando il ruolo dell’Italia come operatrice di pace. Ripudiando la guerra — osserva Mario Giro — l’Italia afferma di non avere nemici verso cui usare le armi ma di scegliere il dialogo come strumento per realizzare una pace duratura. Alla logica guerrafondaia (si vis pacem para bellum), ripetuta ancora dopo 2mila anni in una pericolosa corsa continua al riarmo, la Costituzione contrappone la diplomazia, «le organizzazioni internazionali che assicurino la pace e la giustizia tra le nazioni» e oggi anche l’azione delle tante ong e associazioni.
Purtroppo l’UE ha perso se stessa, abbracciando la logica delle armi, come da ultimo hanno ricordato Donatella Di Cesare, Barbara Spinelli ed Elena Basile. I governi europei e i media hanno sdoganato la guerra, tradendo lo spirito di Ventotene e dei trattati istitutivi. E sono stati per troppo tempo zitti di fronte al genocidio perpetrato a Gaza e allo sgombero violento e illegale delle famiglie palestinesi in Cisgiordania, da ultimo legalizzato dal governo israeliano, chiamato nella neolingua “l’unica democrazia del Medio Oriente”.
A volte mi sorprendo a pensare a come sarebbe stato utile approvare la proposta di Dossetti per l’articolo 50 della Costituzione, che i nostri manuali scolastici si dimenticano di riportare: «La resistenza individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino»!
Parlare di pace oggi richiede coraggio. Chi lo fa viene spesso definito/a, con una superficialità e una violenza verbale preoccupanti, “pacifinto/a” se non, addirittura, accusato/a di intelligenza con il nemico. Valga per tutti l’attacco ingiustificato alla rivista Limes e al suo Direttore da parte di chi non conosce i metodi della geopolitica. Sarebbe opportuno ricordare, a chi definisce filorussa la rivista, che il primo componente del Consiglio scientifico di Limes è Rosario Aitala, il procuratore della Corte penale internazionale che ha emesso il mandato di arresto di Putin per crimini di guerra. E che dire del silenzio inquietante dei nostri media e politici, allineati al pensiero unico bellicista, di fronte alla condanna senza appello della guerra, all’anatema contro le classi dirigenti europee riarmiste e guerrafondaie e all’invito a una pace disarmata e disarmante pronunciati da Leone XIV?
La professoressa Graziella Priulla si chiede come mai, mentre le donne affermano finalmente la propria autodeterminazione, riemergano pulsioni animali come il controllo maschile sul “proprio” territorio. Forse perché il femminismo, l’unica rivoluzione nonviolenta del Novecento, trasversale a tutte le generazioni, fa paura.
È arrivato il momento di far sentire la nostra voce “dal basso”, in un movimento intergenerazionale; non in nome di un astratto idealismo, ma sulla base di una realistica valutazione geopolitica dei conflitti e dei cambiamenti in atto nei rapporti tra le potenze che chi ci governa non ha saputo vedere. La guerra è patrimonio del maschile nel mondo, come ci ha più volte ricordato Lea Melandri, non potremo mai riconoscerci nelle sue parole, come ha scritto ne Le tre ghinee Virginia Woolf, deve essere bandita dalla storia come, prima di Gino Strada, ci ha ricordato Teresa Sarti. Opporsi alla guerra è necessario, non solo per la distruzione di vite e relazioni umane e animali che procura, ma per i danni irreversibili che crea al Pianeta e per gli effetti irrimediabili sul cambiamento climatico, che ricadranno sulle generazioni future.
Per questo auguro a tutte e tutti noi un 2026 in cui, con le parole gentili e coraggiose della Costituzione, diventiamo attivamente operatrici e operatori di pace.
Sfogliamo il nuovo numero di Vitamine vaganti partendo dalle tante donne protagoniste di questa settimana. Due le artiste della rubrica Calendaria: Maria Likarz, «rinomata come colei che sapeva dipingere con i vestiti, utilizzando la moda per portare il modernismo nella Vienna degli anni Venti» e Luce Balla e le arti applicate nel suo ruolo fondamentale ma a lungo marginalizzato all’interno dell’esperienza futurista e della produzione artistica familiare; Henrietta Swan Leavitt, la donna che ci ha mostrato l’immensità dell’Universo per conoscere l’astronoma statunitense che ha fornito gli strumenti per misurare le dimensioni dell’Universo; Ersilia Caetani Lovatelli, archeologa e salonnière, una delle figure intellettuali più rilevanti della Roma di fine Ottocento, considerata una pioniera dell’archeologia, che seppe trasformare il dolore per i gravi lutti familiari in una dedizione totale e rigorosa allo studio.
Miti e storie della nascita è la recensione del saggio “Come si nasce. Miti e storie” di Vittoria Longoni, studiosa di civiltà classiche che in questa opera esplora il tema della nascita, della genitorialità e delle diverse concezioni di famiglia attraverso i secoli, dal mito greco alla contemporaneità.
Dalla cultura dello stupro alla cultura del consenso. Parte prima è il pezzo iniziale della bella relazione tenuta a Francavilla Fontana al Corso di formazione sulla parità di genere per giornalisti e giornaliste il 13 dicembre2025 all’interno del Progetto Cosmopolita.
Agosto a San Vincenzo. Parte prima è il ricordo, per il laboratorio di scrittura creativa flash-back, delle vacanze estive in provincia di Livorno dalla nascita fino ai sedici anni dell’autrice.
Per Juvenilia, Quando il linguaggio diventa strada di cambiamento: il progetto che ha ottenuto riconoscimenti a livello regionale e nazionale realizzato per il concorso di Toponomastica femminile “Sulle vie della parità” dalla classe 3ªA della Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “E. Paladini” di Treia.
La cultura della corda. Ripiglino e pensiero matematico. Parte settima analizza il ruolo della cultura della corda come elemento fondamentale nello sviluppo umano, sia pratico che cognitivo.
Scopriamo una nuova città, poi, con Scatti urbani. Avellino, il fotoreportage con immagini in bianco e nero.
Cosmopolita sbarca in carcere. Riflessione su detenzione e questione femminile segna l’ingresso del progetto culturale Cosmopolita in un istituto di pena, sottolineando il valore della cultura come strumento di emancipazione anche per le persone recluse. Da qui poi, uno sguardo alla grave crisi del sistema penitenziario italiano.
Considera l’ambiente introduce il potenziamento della rubrica dedicata all’ambiente sulla rivista Vitamine vaganti a partire da gennaio 2026 e sottolinea come la crisi ambientale sia una questione “profondamente politica, culturale ed etica” che richiede una consapevolezza diffusa per superare il tempo dell’ignoranza e delle mezze misure.
La ricetta della settimana è Il pan di zenzero che, da dolce “nomade” fatto di spezie venute da lontano, è diventato un dolce che profuma di casa, di calore, di tradizioni.
Per concludere, Non maledire riflette sul 2025 come anno simbolico di bilancio collettivo, segnato da una diffusa sensazione di disillusione.
Auguri a tutte e tutti per un anno di pace dal team di Vitamine vaganti.
***
Articolo di Sara Marsico

Giornalista pubblicista, si definisce una escursionista con la “e” minuscola e una Camminatrice con la “C” maiuscola. Eterna apprendente, le piace divulgare quello che sa. Procuratrice legale per caso, docente per passione, da poco a riposo, scrive di donne, Costituzione, geopolitica e cammini.
