Con il webinar che si terrà il 18 maggio prossimo, si conclude il ciclo di incontri sul tema Donne e ambiente – di cui il primo si è tenuto online il 16 marzo scorso, trattando l’argomento delle Prospettive ecofemministe e il secondo il 17 aprile con l’importante argomento Donne e pace.
Il ciclo rientra nell’ambito di Cambiamo discorso-Contributi per il contrasto agli stereotipi di genere, organizzato dall’associazione Reti culturali a partire dal 2020 e proseguito in questi anni sino ad ora.

Interverrà nel webinar del 18 maggio, con una relazione sull’argomento: L’abitare, nella vita delle donne, la prof.a ordinaria di Filosofia morale Carla Danani, direttrice della Scuola di eccellenza di studi superiori “Giacomo Leopardi” dell’Università di Macerata. Introdotta da Donatella Pagliacci, presenterà l’abitare come il modo di vivere dell’essere umano, che ha un rapporto costitutivo con i luoghi, i quali non sono mere scenografie sulle quali si stagliano le esistenze, o palcoscenici, ma vanno piuttosto intesi come “contenuti”. I luoghi, infatti, costituiscono le condizioni di possibilità dell’esistenza e abitarli è il modo umano di corrispondervi: questo ha un riscontro sui processi di costruzione del sé e delle relazioni tra le persone e con l’ambiente.
Prima di ascoltare dalla viva voce della docente l’esposizione di questo interessante argomento, le poniamo alcune domande, per conoscere meglio il suo percorso umano e culturale.
Che cosa ci puoi raccontare della tua adolescenza, dei tuoi anni al liceo e di ciò che ti ha portata a iscriverti a Filosofia?
Sono stata adolescente in anni di grande fermento sociale, politico, culturale, in una famiglia numerosa di cui hanno fatto direttamente parte anche un nonno e due zii, fratelli di mio padre che non si sono mai sposati, e poi più indirettamente molti altri parenti. La mia adolescenza l’ho vissuta in una piccola cittadina dove ci si conosceva quasi tutti e ho avuto la possibilità di frequentare le scuole, fino al liceo, la parrocchia, associazioni di volontariato, fare esperienza politica. Devo molto a questo contesto, che mi ha insegnato ad amare ciò che è vicino e a essere interessata e partecipe di ciò che è – o sembra – lontano. L’interesse per la filosofia lo devo a quello che era allora il mio parroco e insegnante di religione al liceo: alle sue sollecitazioni culturali e al costante invito a non temere di essere radicali nel pensare e nell’interrogare, a non soffrire soggezioni intellettuali.
Hai avuto anche delle importanti esperienze all’estero: oggi si parla molto del fenomeno “fuga dei cervelli” di chi trova condizioni lavorative migliori fuori dall’Italia, ma tu sei tornata: ce ne parli?
I periodi più lunghi di permanenza all’estero sono stati un anno a Heidelberg e un anno a Zürich. Sono stata benissimo: sono nate amicizie che coltivo ancora oggi. Credo sia importante conoscere altri modi, altre prospettive, altri ambienti, con impronte diverse da quelle in cui sei cresciuta: hai l’occasione per diventare più umile, perché incontri tante eccellenze, più consapevole, perché ti misuri a tu per tu con la soluzione di difficoltà e imprevisti, più grata, per le meraviglie che continui a scoprire e di cui non immaginavi neppure l’esistenza, più sensibile ad apprezzare le differenze senza chiusure preconcette. Non ho mai pensato di trasferirmi: forse perché non ne ho avuto la necessità, forse per motivi famigliari che mi hanno fatto desiderare di tornare… Ancora oggi viaggio spesso, e apprezzo a fondo ogni luogo, con le sue persone, i suoi paesaggi, la sua cucina, i suoi rumori e odori, poi amo tornare a casa, che è dove sono nata. Mi sento insieme radicata in un contesto, con i suoi pregi e anche i suoi limiti (che pure conosco bene) e abitante del mondo, e dell’universo.
Dei tanti tuoi libri, quali consiglieresti alle docenti di scuola media superiore, per dare spunti validi di riflessione sull’attualità, al di là dei libri di testo?
Credo che i colleghi e le colleghe docenti di scuola superiore non abbiano bisogno dei miei consigli. Certo, lo scambio è sempre importante e apprezzo molto il lavoro di co-costruzione di alcune attività che, anche attraverso la Sfi (Società filosofica italiana), riusciamo a realizzare. Spesso queste e questi docenti hanno invece bisogno di incoraggiamento e di riconoscimento: l’importanza della loro attività oggi è decisamente sottovalutata, talvolta misconosciuta, e questo rischia di avere un effetto riflessivo negativo, di riduzione della consapevolezza e del senso di responsabilità. Una società sempre più complessa, come la nostra, richiederebbe grandi investimenti in formazione (che invece è considerata irrilevante se non indirizzata al lavoro): non si tratta solo di sostegni economici e strutturali, ma anche di sostenere impegno intellettuale e affettivo, di cui i docenti sono il patrimonio. Andrebbe loro riconosciuto: si tratta di una grande responsabilità.
Sappiamo che per te è molto importante anche la vita familiare e l’attività associativa, quindi non rinchiudersi nella “torre d’avorio” degli studi accademici, e a me questo sembra un tratto specifico e peculiare dell’esperienza femminile, certo per niente facile… che ne pensi?
Viviamo del mondo (e non solo nel mondo) in cui le nostre esistenze intessono la loro vicende: le relazioni ci costituiscono e, ovviamente, tra queste alcune sono tra le più decisive. Ciò vale sia per le donne sia per gli uomini, ma le donne ne fanno esperienza da sempre, e da subito, come qualcosa di naturale. Per troppo tempo si è attribuito invece al maschile la capacità – come dovere – di emanciparsene (fosse anche nella forma del paternalismo di chi ha da decidere per altri) considerando tale risultato un ideale da perseguire. Si tratta di ripensare a fondo la circolarità di libertà, autonomia e interdipendenza, mettendo in luce la deriva delle disgiunzioni e declinazioni che esse hanno assunto nell’attuale orizzonte iperliberista, innescando un circolo di infelicità diffusa.
Al webinar interverrà anche Pamela Canistro, Presidente del Circolo Legambiente di Fano, a cui pure rivolgiamo alcune domande.
Che cosa ti ha portata a occuparti di ambiente e politiche ambientali?
Mi sono laureata all’Aquila in Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio e ho avuto la fortuna di avere dei professori universitari che mi hanno sempre incoraggiata a riflettere su determinate questioni ambientali, non solo a livello locale – vedi tutta la gestione del terremoto del 2009 dell’Aquila – ma anche sulla prevenzione.
Tali riflessioni riguardavano anche l’importanza che può avere ogni singola specie all’interno di un ecosistema. Uno dei ricordi più belli che conservo è il mio professore di Ecologia vegetale e la sua lezione sulle Orchidee, fiori stupendi, specie-specifici, cioè alcune varietà possono essere impollinate solo da determinati insetti. Se viene a mancare l’insetto l’orchidea non potrà più essere impollinata. Le politiche ambientali sono state una conseguenza di questa mia particolare sensibilità.
Come facciamo a tutelare e valorizzare il nostro territorio, uno dei più ricchi da un punto di vista ambientale, se non abbiamo leggi che ci permettono di fare questo e laddove le leggi ci sono, vedi il Testo unico ambientale e altri regolamenti, non sono in molti a controllare che vengano applicate? Siamo sempre state/i abituati a prendere quello che ci serve dall’ambiente senza calcolare mai le conseguenze delle nostre azioni, peccato che a ogni azione corrisponda una reazione, e questo vale anche in campo ambientale.
Quali esperienze in Legambiente sono state per te particolarmente significative e vorresti che fossero raccontate ai/alle giovani per tracciare la via del rispetto per l’ambiente?
Vorrei che imparassero che il volontariato è un modo non solo per fare del bene alle/agli altri ed egoisticamente anche a noi stesse/i, ma serve anche all’ambiente che ci circonda.
Quando realizziamo Puliamo il Mondo con i bambini delle elementari non lo facciamo solo per tenere pulita quell’area, ma vogliamo che capiscano l’importanza della corretta gestione dei rifiuti e di quanto questo influisca negativamente sugli ecosistemi; spesso bambine e bambini restano scioccati nel vedere l’immagine di tartarughe o foche incastrate in pezzi di plastica.
Un’esperienza che mi ha portato a scegliere Legambiente è stata la Goletta Verde, l’imbarcazione che gira per l’Italia per raccontare i risultati dei monitoraggi lungo canali e fiumi che sfociano in mare.
Laddove i risultati sono negativi vengono segnalati alle autorità competenti: durante questa visita vengono spesso fatti flash-mob e ci si focalizza su tematiche specifiche, come ad esempio nel 2018 sull’abolizione della plastica monouso. In modo scientifico ma anche divertente cerchiamo di fare appassionare i giovani al rispetto per l’ambiente.
L’impressione, in realtà, è che le nuove generazioni siamo molto più preparate e sensibili al tema ambientale rispetto a quelle adulte, per quali motivi, secondo te?
Se la storia è maestra di vita allora dobbiamo ricordare che ogni 40-50 anni c’è un risveglio delle coscienze sotto il profilo ambientale. Questo periodo storico è particolarmente favorevole sotto questo aspetto, iniziato con Greta Thumbergh che voleva almeno la possibilità di salvare il suo futuro, poi il Covid che ha aiutato a prendere consapevolezza che la Natura se vuole, si riprende i suoi spazi, infine la Guerra in Ucraina con le minacce della Russia di non fornirci più gas, insomma una serie di condizioni che ci hanno permesso di prendere in considerazione le Politiche ambientali e di svilupparle attraverso il Pnrr.
Tutto questo ha dato modo alla popolazione di essere sempre più consapevole e di volersi informare su tematiche ambientali. Purtroppo la sensibilità di ragazze e ragazzi spesso è solo a parole, molto spesso ho dovuto riprenderli per non gettare cartacce a terra con il bidone lì accanto, e questo è forse uno degli esempi più emblematici, vorremo che alle belle parole seguissero i fatti.
Sono rimasta favorevolmente colpita da una classe di quarta superiore del Polo 3 di Fano, con la quale abbiamo fatto il progetto biodiversity 4 young, con l’obbiettivo di valorizzazione e tutela della biodiversità e loro hanno svolto un bellissimo lavoro sulle specie esogene.
Ringraziamo per il tempo che ci è stato dedicato e ci prepariamo ad ascoltare nell’incontro del 18 maggio, alle ore 17, l’approfondimento volto soprattutto a declinare il tema dell’ambiente nei confronti dei vissuti delle donne.
Questo il link per effettuare la preiscrizione all’incontro online e ricevere poi le indicazioni per il collegamento: https://csvmarche-it.zoom.us/webinar/register/WN_ZqX7ekFkRwqAJzdh6uTI0w
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Articolo di Danila Baldo

Laureata in filosofia teoretica e perfezionata in epistemologia, tiene corsi di formazione per docenti, in particolare sui temi delle politiche di genere. È referente provinciale per Lodi e vicepresidente dell’associazione Toponomastica femminile. Collabora con Se non ora quando? SNOQ Lodi e con IFE Iniziativa femminista europea. È stata Consigliera di Parità provinciale dal 2001 al 2009 e docente di filosofia e scienze umane fino al settembre 2020.